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Emergeva dal Canal Grande, proprio accanto a Ca’ D’Oro: “Support”, un’opera d’arte di Lorenzo Quinn, non più esposta a Venezia. 

Support” diffonde un messaggio di sensibilizzazione e speranza, per aiutarci a riflettere sull’impatto che le nostre azioni hanno sull’ambiente in cui viviamo ed a comprenderne quindi l’importanza per il nostro futuro.

Due mani enormi, alte quasi dieci metri e bianche come il gesso sono emerse dall’acqua del Canal Grande e protendono le dita fino a toccare la facciata intonacata di rosa di Ca’ Sagredo. Sono mani forti e gentili, immobili nell’atto di sostenere il bellissimo palazzo cinquecentesco, oggi sede dell’hotel Ca’ Sagredo, accanto a Ca’ D’Oro. Sono mani che hanno un potere, il “potere d’amare, di creare, di distruggere”. Le mani che l’artista Lorenzo Quinn ha scolpito in occasione della cinquantasettesima edizione della biennale di Venezia, l’Esposizione Internazionale d’Arte che si è svolta dal 13 maggio al 26 novembre 2017.

Support”, è una rappresentazione semplice e immediata per comunicare un messaggio che arrivi direttamente al cuore di chi la guarda: “Venezia è una città d’arte galleggiante che da secoli ispira cultura ma per continuare a farlo necessita del supporto della nostra e delle future generazioni perché è minacciata dai cambiamenti climatici e dal degrado”. È un messaggio che vuole sensibilizzare il pubblico su temi quali il riscaldamento globale e le sue conseguenze, l’interazione con la natura e l’ambiente che ci circonda; è un messaggio di speranza perché quelle mani, che rappresentano quelle di un bambino, hanno la possibilità di scegliere se salvaguardare o distruggere e nel loro atto si concretizza il destino del “fragile” palazzo veneziano, della città lagunare e per esteso del mondo e di noi tutti: “In doing so we made history”.

È per questo che il 12 maggio, issate da una gru a bordo di una chiatta, le due mani hanno solcato il verde della laguna sotto un cielo un po’ coperto, hanno attraversato il Canale della Giudecca, sfilando di fronte al Molino Stucky, alle Zattere, alle Zitelle e alla Punta della Dogana, per poi entrare nel Canal Grande ed hanno continuato la loro navigazione passando di fronte alla Basilica della Salute, sotto il ponte dell’Accademia e quello di Rialto, sotto lo sguardo stupito delle persone che si affacciavano dalle rive, dai parapetti dei ponti e dai vaporetti per fotografare o filmare l’evento. 

Gli avambracci che emergevano dall’acqua di Canal Grande, avevano le vene in rilievo e i muscoli tesi nello sforzo di sostenere la facciata di Palazzo Sagredo, cui si appoggiavano con delicatezza, destando meraviglia, stupore e ammirazione negli occhi di chi guardava; il loro muto messaggio resta impresso anche oggi, dopo la loro rimozione.